Nel mese di dicembre è uscito il 4º numero di Stadium dal titolo “Oltre ogni limite. Viaggio in un mondo senza barriere” dedicato alla disabilità nell’esperienza sportiva. È un numero speciale che festeggia un anno esatto dalla “rinascita” del magazine che ha accompagnato l’attività del CSI rispecchiando i suoi valori e facendo conoscere l’attività sportiva.
Il numero si apre con le parole del presidente nazionale del CSI Vittorio Bosio che ringrazia tutti i collaboratori per il loro impegno e il loro lavoro e augura a tutti di vivere le festività del Natale con lo spirito cristiano e seguendo i valori promossi dal CSI.
In particolare inclusione e solidarietà sono centrali in tutti gli articoli di questo numero che spingono a comprendere e vivere la disabilità, una realtà che a volte ci sembra lontana. Sono presenti numerose storie di vita di atleti che non si sono arresi di fronte alle difficoltà della vita, ma al contrario hanno continuato a lavorare per inseguire il proprio sogno. C’è una frase della nuotatrice paralimpica Carlotta Gigli, che riassume bene lo spirito di ognuno di loro: “Arrendersi non è un’opzione”.
Questo coraggio, secondo Don Alessio Albertini, Assistente ecclesiastico nazionale CSI, lo si può vedere nella voglia di reazione e riscatto di Bebe Vio, nella gioia delle tre atlete Ambra Sabatini, Martina Caironi e Monica Contrafatto che sul podio olimpico cantano a squarciagola “Volare”, nello sforzo del nuotatore cinese Zheng Tao che esce dalla vasca con un tubo tra le labbra, essendo privo delle braccia e che nonostante questo questo è riuscito a vincere cinque ori paralimpici. Questo è il giusto spirito per arrivare alla vera felicità, ognuno di loro non si è fermato davanti al proprio limite, anzi lo ha fatto diventare una forza e ha saputo sfruttare tutte le potenzialità per raggiungere i propri desideri e obiettivi. Tutti noi siamo atleti paralimpici perchè la vita è piena di difficoltà e spesso ci fa sentire deboli, dobbiamo affrontare questa lotta seguendo anche il loro esempio di coraggio.
Nell’articolo di Alessio Franchina si vede come da sempre il CSI sia stato a fianco della valorizzazione della disabilità nello sport: la disabilità non è vista come diversità negativa, è la normalità che va accolta. L’attività sportiva ha il merito di creare un benessere non solo fisico ma anche emozionale perchè permette l’integrazione, la socialità, accresce l’autostima perchè ti accorgi che c’è qualcuno che crede e si prende cura di te. Per il CSI la persona è al centro del progetto sportivo e sono state aumentate le occasioni di incontro soprattutto per chi potrebbe rimanerne escluso. Ad esempio a Ravenna oltre ai corsi di qualifica per operatori sportivi per la disabilità, ci sono eventi volti all’inclusione come “Giocando senza frontiere” e “Oltre la siepe”, a Nuoro “Sulle ali dell’inclusione”, le “Virgiliadi” a Mantova, la “Coppa del sorriso” a Roma. Questi sono solo alcuni esempi di tutte le attività realizzate per permettere a tutti di accedere all’attività sportiva.
Davide Iacchetti mostra come la disabilità sia qualcosa che spesso ci turba perché di fronte ad essa non possiamo rimanere indifferenti, ci obbliga a farci delle domande e le risposte possono essere il pietismo, la negazione o l’allontanamento. Per affrontare la disabilità invece è necessario riconoscerla e capire che tutti noi abbiamo dei bisogni universali quali l’amore e la stima per sé e la consapevolezza di contare per qualcuno. Come si traduce questo nello sport? Quattro formule lo riassumono: fare come gli altri, stare con gli altri, contare per gli altri, confrontarsi con gli altri.
In occasione della giornata dedicata alle persone con disabilità, Stadium ha incontrato il presidente del CIP Luca Pancalli che ha dichiarato che il CSI è stato il primo ente di promozione sportiva ad ottenere il riconoscimento del movimento paralimpico italiano, è un compagno preziosissimo per la promozione dello sport come strumento di inclusione e integrazione.
Molto educative sono le storie presenti dei molti atleti paralimpici. Ad esempio la storia di Giorgia Greco, una piccola ginnasta che già all’età di sette anni ha dovuto affrontare le difficoltà della vita, ma non ha mai avuto intenzione di arrendersi.
O ancora la storia di Fabrizietto, un ragazzo affetto da disabilità che lavora come operaio presso una lavanderia industriale, ma con una grande passione: il calcio. Dopo tanti sforzi, viene convocato per la squadra nazionale di calcio Special Olympics ai Giochi Mondiali di Shanghai e con la fascia da capitano porta la sua Nazionale in finale.
Anche Christian, ragazzo di 12 affetto da paralisi cerebrale fin dalla nascita, è sempre stato appassionato di calcio, ma non ha mai potuto praticarlo fino a quando i genitori sono riusciti a trovare una squadra adatta a lui e si è potuto tesserare come atleta CSI.
E infine Francesco, ragazzo nato senza la gamba destra che ha sempre avuto tante ambizioni nel calcio. Ha iniziato da piccolo nell’oratorio del suo paese, all’età di 13 anni crea il gruppo Facebook “Calcio Amputati Italia” e 10 mesi dopo nel meeting annuale del CSI ad Assisi, viene ufficializzata la nazionale Italiana Calcio Amputati. Dal 2014 partecipa ai Mondiali e nell’intervista rilasciata al magazine racconta come sia riuscito a realizzare tutto questo grazie all’appoggio della sua famiglia, all’incontro con persone speciali che hanno creduto in lui e all’incontro con la fede.
È presente anche un’intervista al Ct della nazionale di pallavolo maschile Ferdinando De Giorgi. In due anni è riuscito a portare la sua squadra sul tetto più alto d’Europa e del mondo e il suo segreto è stato quello di puntare sui giovani.
In questo numero vi è spazio anche per ragionare sulla condizione dell’attività sportiva odierna. Dall’Eurobarometro provengono dati preoccupanti: quasi metà della popolazione europea non pratica nessuna attività fisica. Una delle cause è anche legata alla pandemia, i giovani hanno perso due anni di relazioni, di scuola, di sport e passano sempre più tempo con la tecnologia. Le riaperture sono state difficili, alcuni non sono tornati. Per questo è necessario continuare a impegnarsi per promuovere l’attività fisica.
Riprendendo le parole del presidente Pancalli “il nostro obiettivo è quello di intercettare le speranze e le aspirazioni di ragazze e ragazzi che vedono nello sport uno straordinario strumento per riappropriarsi della propria vita”.
Gloria Agostoni