Papa Francesco il 30 settembre si è rivolto agli atleti presenti in Vaticano ricordando la funzione della pratica sportiva nel generare comunità e aiutare a superare la cultura dello scarto: è un bene educativo e sociale e non deve cadere nella logica di business consumistico.
Lo sport, ha detto il Papa, è un generatore di comunità soprattutto per i giovani perché “crea socialità”, fa “nascere amicizie” crea condivisione, partecipazione e senso di appartenenza. Ha una dimensione formativa che non può separarsi da quella ludica e “amatoriale”, anche ai livelli più alti e al professionismo. In questo senso lo sport è un esempio di coesione e un messaggio importante di pace.
Francesco si rivolge poi agli atleti professionisti presenti in aula, che dopo il discorso, hanno firmato un documento sulla responsabilità sociale dello sport. Loro sono un punto di riferimento per i giovani e possono aiutare a superare la cultura dello scarto e promuovere un riscatto personale e sociale. L’impegno è che tutti abbiano la possibilità di praticare sport, di allenare i valori dello sport e trasformarli in virtù.
Insieme all’accessibilità c’è bisogno anche di accoglienza perché nessuno è un super uomo o super donna e tutti hanno i propri limiti, tutti possono sviluppare il talento anche partendo da una condizione di fragilità e disabilità.
Papa Francesco ribadisce che la chiesa è vicina allo sport, perché crede nel gioco e nell'attività sportiva come luogo di incontro tra le persone, per questo è di casa nella chiesa specialmente nelle scuole, negli oratori e nei centri giovanili.