Quest’anno, nel suo consueto intervento verso il mondo dello sport, l'Arcivescovo Mario Delpini si rivolge ai capitani delle squadre. Ecco i passaggi salienti della sua lettera..
“Sono convinto che lo sport sia una cosa bellissima, divertente, appassionante. Io non ho mai praticato sport ad alti livelli. Ma ho sempre giocato...Credo che fare sport, soprattutto quando si è più giovani, sia una cosa molto importante. Ti aiuta a crescere e a capire qualcosa della vita.
Ho pensato di scrivere la lettera di questo anno ai capitani…Non ho cose da insegnarvi. Invece, vorrei scoprire insieme a voi l’importanza del ruolo che state vivendo.
Come sappiamo bene, il capitano serve per regolamento, perché è l’unico che può parlare con l’arbitro in campo, perché è quello che deve coordinare la squadra nelle operazioni preliminari al gioco, perché è quello che comunica e decide a nome della squadra.
Questi non sono solo accorgimenti tecnici, ma sono tutte operazioni che indicano come la figura del capitano sia chiamata ad essere un vero riferimento per la squadra. Per essere un buon riferimento è indispensabile essere corretti nel gioco e conoscere le regole. Ma serve in realtà molto di più: ci vuole passione e cura verso gli altri.
La storia dello sport, nelle varie discipline, ci consegna i nomi e le imprese di grandi e celebri capitani che ancora oggi sono presi ad esempio, non soltanto per quello che davano in campo, ma soprattutto per le loro doti da capitano, che hanno fatto di una buona squadra una grande squadra. Infatti il capitano non deve essere per forza il più bravo o talentuoso giocatore in campo, ma deve certamente portare sul terreno di gioco e nei compagni alcuni valori imprescindibili.
Il capitano è custode del gruppo: tiene in modo particolare al fatto che ogni compagno e compagna di squadra stia bene nel gruppo…
Il capitano è custode del lavoro: è il primo ad arrivare e l’ultimo ad andarsene. Sa custodire il valore della fatica e del sacrificarsi nell’impegno e nella costanza e sa tenere la squadra anche quando si perde…
Il capitano è custode della resilienza: nei momenti più difficili e quando le cose non vanno come devono andare, sa trovare lo sguardo più profondo per aiutare sé stesso e i compagni a dare il meglio e a ripartire con speranza…
…se siete capitani significa che avete meritato la stima di chi ha la responsabilità della squadra. Mi congratulo con voi. E vorrei dirvi che mi fido di voi. So che siete capaci di amare. Custodire è un modo di amare. Trattate con cura il vostro sport e gli amici con cui lo praticate.”