Si sono svolti sabato scorso i funerali di Enrico Demaldè, una figura indimenticabile per il mondo dello sport e dell'associazionismo lecchese. Ex atleta azzurro e storico dirigente del Centro Sportivo Italiano (CSI) di Lecco, Demaldè è stato ricordato per il suo impegno nell'inclusione e per la sua profonda umanità.
La figura di Demaldè è stata tratteggiata con commozione da Marco Sangalli, amico e collaboratore nel CSI, durante il discorso funebre.
La sua intensa passione per lo sport nacque all'Oratorio San Luigi, sul campetto dietro la Basilica. Dalle fila del GS giovanile, Enrico Demaldè, grazie alle sue doti e al suo impegno, raggiunse presto traguardi di rilievo, fino a conquistare titoli nazionali. Fu il primo lecchese a vestire la maglia azzurra nell'atletica leggera.
Terminata la fase agonistica, Demaldè riversò il suo spirito di servizio nella scuola e, soprattutto, nel CSI Lecco. Dopo essere stato consigliere, ne divenne Presidente per un decennio, dal 1994 al 2004. Nonostante i timori iniziali, si inserì con merito nella scia dei suoi predecessori (Pizzi, Mozzanica, Straniero, Vannucci, Sala), dando un'impronta personale al suo mandato. Sottolineò sempre il significato della festa e della gioia nell'incontro e fu tra i primi a promuovere la solidarietà e l'inclusione nell'attività sportiva, in particolare verso i disabili e i meno dotati.
Una decina di anni fa, la sua vita è stata segnata dall'inizio della malattia, che lo ha costretto a una dura e faticosa immobilità, in forte contrasto con la sua vita precedente, sempre "di corsa nel vero senso della parola".
Negli ultimi tempi, grazie anche a una profonda fede cristiana e alle sollecite cure dei familiari, Demaldè aveva trovato una certa serenità d'animo.
La massiccia presenza di persone alla cerimonia funebre di sabato scorso testimonia il riconoscimento del suo prezioso operato nel campo sportivo ed educativo. Il suo ricordo — "Ciao Enrico" — continuerà a vivere in tutti coloro che l'hanno conosciuto.
Gemini
