Il mancato completamento della riforma del Terzo Settore, sta rischiando di arrecare gravissime conseguenze a tutto il non profit italiano, in particolare all’associazionismo di promozione sociale e al volontariato.
“Da quattro anni abbiamo sottolineato la necessità di mettere mano alla fiscalità. Se non si provvede subito è a rischio la tenuta del non profit e il suo contributo alla coesione sociale”. A lanciare il grido d’allarme è il Forum del Terzo Settore, nell’incontro che si è tenuto il 6 aprile a Roma.
La revisione è ancora incompleta: è stato istituito il registro unico del Terzo settore, ma non il dispositivo fiscale, di conseguenza molti enti sono indecisi se iscriversi, non conoscendo il regime fiscale a cui saranno sottoposti in base alle proprie attività.
Sulle associazioni, anche quelle che non svolgono attività commerciale, pesa poi anche la spada di Damocle dell’introduzione dell’Iva, solo sospesa per due anni.
Vanno risolte le tante incertezze e l’incontro del 6 aprile, cui ha partecipato anche il Csi, ha portato a chiedere al Governo la convocazione al più presto di un tavolo per avere al centro la definizione della materia fiscale. Affinché il Paese possa trovare un punto di ricaduta e non far soffrire più le organizzazioni e le associazioni, già provate economicamente dalla pandemia e dalla guerra con la conseguente emergenza umanitaria.
Stefano Lanfranchi